Costruire i Pantografi
(Scala N)
Articolo di Carlo Mercuri
I pantografi, unitamente ai ganci e alle rotaie dei nostri binari sono tra gli elementi che più soffrono dell'approssimazione in scala. Ma, mentre per i ganci si predilige la sicurezza dell'unione tra locomotiva a carri o carrozze a discapito del realismo, (e questo appare fondato visto l'operatività della nostra scala) non si comprende perchè si continui ad avere rotaie con un profilo da H0 e pantografi che deturpano modelli ormai praticamente perfetti. A dire il vero anche per le rotaie si è incominciato a provvedere, vedi Peco con i suoi binari in cod. 55, o le norme americane che prevedono rotaie a profilo basso già da tempo e senza nessun problema significativo per la sicurezza di marcia (a patto che la velocità sia anch'essa in scala).
I pantografi, dicevo, continuano ad essere sproporzionati. Fortunatamente c'è qualcuno che, ogni tanto, viene incontro a noi fermodellisti ennisti con qualcosa che è destinato a sconvolgere il nostro piccolo mondo in meglio. Credo che uno dei primi a tentare un cambiamento nelle dimensioni dei pantografi modello, in N, sia stato Colli (anche se quasi nessuno se ne è accorto) che cominciò a dotare i suoi modelli, di pantografi veramente in scala e di tipo adeguato. Egli aveva, infatti, creato una lastrina fotoincisa che riproduceva tutti e tre i tipi di pantografo più usati nelle FS, e cioè il tipo 32, il tipo 42 e il tipo 52.
Io riuscii ad averne una, ma non credo che fosse in commercio, né che lo sia mai stata successivamente. Penso piuttosto che fosse stata creata da Colli "esclusivamente" per dotarne i propri modelli.
Il problema, secondo me, consisteva nel fatto che questi pantografi non erano funzionanti, non avevano molle di ritorno, né permettevano (di conseguenza) la captazione della corrente da un'eventuale linea aerea e questo non ne decretò il successo commerciale. Erano comunque bellissimi; io ho alcuni modelli su cui li avevo montati e li trovo perfetti tutt'ora.
Mi ricordo che molti, comprando i modelli di Colli, sostituivano subito i suoi pantografi, con i robusti Sommerfeldt (che comunque riproducevano un tipo di pantografo assolutamente estraneo alle F.S.). De gustibus...!!!
Fu una bella parentesi (si parla del 1995) ma i tempi non erano ancora maturi. A Colli comunque va il merito, secondo me, di aver fatto notare le vere proporzioni di un pantografo. Non so se ci sia stato poi qualche altro artigiano che abbia tentato questa strada, almeno, non mi risulta. Abbiamo continuato quindi a montare il Sommerfeldt su tutto (tra l'altro è un ottimo pantografo solo che è enorme e non è fedele).
Ultimamente sono stati messi in commercio dei bellissimi pantografi, tipo 52, da parte di Fratix, e qualcuno mi ha detto di essere riuscito ad averne anche da Euromodell F.P. Tutti e due sono già montati (e questo incide tantissimo sul prezzo visto che il montaggio richiede un discreto tempo). Quello Euromodell ha un prezzo da gioielliere.
Qualche anno fa, finalmente, Lineamodel ha messo in commercio il kit del pantografo tipo 52 che colma una delle più grosse lacune che ancora c'erano nella nostra scala. Esso infatti è montato su un gran numero di locomotori (E.645-E.646,1^ e 2^ serie - E.656-E.632-E.444 prototipi e di serie, e su molte elettromotrici) ed è anche per questo che ho deciso di scrivere questo articolo, perchè sono convinto che potrà essere d'aiuto, con le foto, a tutti coloro che stanno autocostruendo o elaborando un modello. Il fatto poi che siano arrivati sul mercato numerosi locomotori (CIL, del Prado) statici che consentono con poco sforzo di ottenere modelli realistici, ha rafforzato questa mia convinzione.
E così, dopo aver stuzzicato i modellisti con il mio "supplemento di istruzioni" sul montaggio del pantografo tipo 32 di Mario Malinverno, ho deciso di continuare il discorso su questo argomento un po' trascurato da noi ennisti, e non solo.
Ultimamente il panorama ennistico, ha avuto un’enorme espansione, in tutte le direzioni, e anche gli organi di contatto sono stati oggetto di grandissimi miglioramenti, dovuti al perfezionamento dei dettagli sui locomotori che hanno realizzato alcuni artigiani (LineaModel con la E.402, Mario Malinverno con la E.626 e, ultimamente con l’E.633), tutti in lastrine fotoincise.
Per modelli così raffinati e rispettosi della scala, anche nei particolari, si doveva avere un pantografo “all’altezza”, e così, molto intelligentemente, si è cominciato a dotare le lastrine di relativo pantografo del tipo esatto, e, come nel caso di Mario, in numero maggiore rispetto all’occorrente, tre, invece di due; questo per far sì che i meno esperti potessero provare a farsi la mano prima di montare la coppia per il locomotore.
Va da se, che molti modellisti, compreso il sottoscritto, hanno acquistato più di una lastrina dello stesso locomotore, ritrovandosi con una coppia di pantografi in più, destinata ad equipaggiare altri modelli elaborati, dando il via ad un circolo virtuoso che ha visto la nascita di molti più modelli autocostruiti.
Tanti, credo, spesso rinunciavano all’autocostruzione di un modello che gli interessava per via del problema enorme, dato dalla mancanza degli organi di contatto del tipo esatto, sapendo che era praticamente impossibile autocostruirsi questo bellissimo particolare.
Detto questo, vorrei illustrarvi l’evoluzione che ha avuto il pantografo nella nostra amata scala, prendendo in considerazione soltanto quelle riproduzioni disponibili normalmente sul mercato.
Partiamo da Colli, che, come dicevo prima, è stato sicuramente l’iniziatore di questa piccola grande rivoluzione.
Nella Foto 1 e 2 si può godere della bellezza del pantografo tipo 42, qui montato sulla mia E.400. Come si può notare, è perfettamente in scala, ha la base riprodotta, ed uno strisciante veramente sottilissimo.
Non è operativo, cioè funzionante, o se preferite, captante, visto che non è dotato di molle, ma è comunque mobile, e può quindi assumere anche la posizione totalmente piatta.
E’ veramente bellissimo, e spero che questo artigiano, ne riprenda la realizzazione in Kit.
La Foto 3, invece, lo mostra sull’imperiale dell’E.321, da me autocostruito.
La Foto 4, propone il favoloso tipo 32 di Mario Malinverno, di cui e' dotata la lastrina del suo E.626. Anch’esso è perfettamente in scala, con un ottimo strisciante.
Un pantografo finissimo; non è funzionante, ma è mobile e in posizione piatta è molto ben “schiacciato”.
Le Foto 5 e 6, lo mostrano in opera sull’imperiale del mio E.428
Come potete vedere, questi pantografi, danno un tocco di realismo incredibile, che fa acquistare bellezza al modello. Bravo Mario!!!
Passiamo ora, al tipo 52 di Pisano (LineaModel), che rispetto ai pantografi di Mario e di Colli, è funzionante. E’ molleggiato ed anche sufficientemente robusto, può quindi assolvere (come al reale) alla funzione di presa di corrente dalla linea aerea. Nonostante questo, è praticamente in scala e riprodotto egregiamente. La Foto 7 lo mostra in tutto il suo splendore, in posizione di presa.
Nella Foto 8, si può invece osservare nelle due posizioni.
La differenza con l’onnipresente Sommerfeldt è messa in risalto dalla Foto 9, dove anche il meno esperto dei modellisti, può cogliere le varie approssimazioni tra l’uno e l’altro.
I difetti più grossi del Sommerfeldt, sono lampanti!!
Una panoramica quasi completa (mancano il tipo 52 di Fratix ed il 52 di Malinverno) di pantografi rintracciabili sul mercato, è mostrata nelle Foto 10.
Da sinistra verso destra: il pantografo Lima, quello Roco, il Sommerfeldt, LineaModel tipo 52 e Malinverno tipo 32.
La differenza in scala salta senz’altro all’occhio, senza contare che i primi tre (Lima, Roco, Sommerfeldt) sono praticamente classificabili “di fantasia”.
Come ormai si può notare la scala N si è avvicinata moltissimo alla sorella maggiore (solo per la scala!!), in fatto di dettagli, la Foto 11 lo dimostra, mettendo a confronto il tipo 42 ViTrains, in H0, con un tipo 42 di Colli, neanche tanto recente. Che ne dite??
Vorrei inoltre, e per concludere, mostrare su questo bellissimo sito, un altro tipo di organo di contatto (perciò il titolo “Pantografi & Co.!), non facente parte dei pantografi, ma appartenente alla famiglia dei “Trolley a stanga”, che dotavano i locomotori trifase Italiani. Ve lo mostro, non per presunzione, od egocentrismo, ma per dimostrare ai più scettici che in N si può fare questo ed altro, se si è animati da una grandissima passione.
Nella Foto 12 potete osservare un’E.550, prima e dopo l’elaborazione che ha interessato anche il Trolley, che è stato completamente autocostruito.
E’ fatto di tondini vari di ottone, molle di ganci Arnold e filo per cucire nero.
E’ mobile, e può quindi assumere anche la posizione di riposo, come si nota nella Foto 13, in una vista dall’alto dell’imperiale.
Spero di essere stato esauriente, e di aver dato un’idea di quello che possiamo realizzare con questi fantastici elementi.
Allo stesso tempo volevo smentire tutti coloro che continuano ad affermare, nonostante l’evidenza, che in N “non c’è niente di italiano”.
Vi ringrazio per l’attenzione e a presto.
CARLO MERCURI