Lavorare Sotto Vuoto

 

Proseguendo nella stesura di queste pagine dedicate alla ripetizione di modelli a mezzo di resine, dopo aver visto come un piano vibrante riesca ad agevolare la fuoriuscita delle bollicine d'aria formatesi nella miscelazione sia delle gomme che delle resine, passiamo ora ad un secondo tipo di apparato che permette l'ottenimento di ottimi risultati, tantopiu' se usato assieme al piano vibrante. Vedremo infatti qui di seguito come lavorare le resine sotto vuoto.

L'apparato che ci necessita e' facilmente eseguibile da chiunque e non pretende conoscenze particolari.
Sappiamo dalla fisica che in un ambiente in cui sia stato prodotto il vuoto le bollicine d'aria, che invece sono state prodotte a pressione ambiente durante la miscelazione dei componenti, aumentano di volume e tendono a salire con forza verso l'alto, con tanta piu' forza, quanto maggiore e' la percentuale di vuoto che saremo riusciti a produrre. Si trattera', quindi, di studiare un comodo mezzo per ottenere questo risultato.

Di sistemi casalinghi per produrre il vuoto ce ne puo' essere piu' d'uno e qui di seguito ne prenderemo in considerazione almeno tre. Avanti, allora.

Io a tal proposito mi sono costruito una "scatola" usando uno di quei contenitori atti a mettere le vivande in frigorifero, ovviamente ho cercato di scegliere il piu' robusto che ho trovato perche', anche se non ci si pensa, le forze in gioco sulla sua struttura, una volta che si e' tolta una buona percentuale di aria dal suo interno, non sono per niente irrilevanti; in pratica e' quello che succede al sottomarino che, egualmente, e' una bolla a bassa pressione immersa in un fluido ad alta pressione e sapete bene quanti studi si fanno per evitarne lo schiacciamento. La nostra scatola, meglio se trasparente, a cui avremo tolto la meta' dell'aria che conteneva e' in pratica un sottomarino a circa cinque metri di profondita'; non e' molto, ma 0,5 Kg per cm2, moltiplicati per tutti i cm2 della sua superficie, fanno un bel po' di chili. Tornando a bomba, questi contenitori sono a tenuta stagna, come serve a noi e, dulcis in fundo, non sono per niente costosi.

Su di un lato di questa ho praticato un foro, non serve che sia di grandi dimensioni, l'aria non ha di questi problemi, inoltre non dobbiamo indebolire la struttura della "scatola"; esternamente, poi, ho applicato, fissandolo con comune nastro adesivo largo, quello tenace da imballaggi, la valvola a tenuta ricavata da una di quelle confezioni atte a far occupare meno spazio negli armadi a vestiario e coperte; nel mio caso la marca del prodotto era "Redux", decisamente appropriato, vero?

 

Queste confezioni, pensate per mettere a riposo indumenti e simili negli armadi in sacchi a cui e' stata tolta l'aria per far occupare loro meno spazio, si trovano nei grandi magazzini ad un prezzo variabile dai 10 ai 15 Euro e fanno decisamente al caso nostro per due ordini di motivi, infatti il primo di questi e' che la valvola ha un raccordo di dimensioni unificate con le raccorderie degli aspirapolvere domestici, rendendo cosi' veramente semplice trovare la pompa a vuoto, essendo questa presente gia' in ogni casa; il secondo motivo per cui questa valvola e' adatta al nostro scopo e' quello che e' contenuto nel suo stesso nome, infatti, non e' semplicemente un raccordo per permetterci di usare l'aspirapolvere al posto di un altro tipo di pompa, bensi' presenta in se' anche una valvola di tenuta, in modo che, una volta fatto il vuoto all'interno della "scatola", questo permane anche se noi spegniamo l'aspirapolvere, con indubbio vantaggio per l'inquinamento acustico di casa nostra, finche' non premeremo un piolino presente al centro della valvola stessa che permettera' all'aria di rientrare nella "scatola" e, di coseguenza, permettera' a noi di aprirla.

Beh, ora penso che sia tutto chiaro; si versa la resina nello stampo siliconico, si ripone lo stampo nella "scatola a vuoto", si chiude il coperchio ermetico, si attacca il tubo dell'aspirapolvere alla valvola del "Redux" ormai fissata alla scatola, si accende l'aspirapolvere per pochi minuti, uno o due sono piu' che sufficienti, si spegne il tutto e si attende che la resina abbia il tempo di consolidarsi.

Ovviamente, come accennato all'inizio di questa pagina, unendo questa azione "pneumatica" all'azione "meccanica" del piano vibrante, possiamo star certi che i risultati saranno di nostra assoluta soddisfazione.

Un secondo metodo da noi realizzabile per ottenere il vuoto dentro la nostra "scatola" e' un po' piu' laborioso, poiche' prevede l'uso di un motore di un vecchio frigorifero come pompa. Il motore del frigorifero e' una vera manna per noi modellisti, basta andare a vedere i compressori ottenuti con esso da Lorenzo Signorini e da Pierguglielmo Tripodi. Nel nostro caso, visto che ci serve una pompa a vuoto, pero', il motore lo utilizzeremo al contrario e collegheremo la sua aspirazione al foro fatto sulla parete della "scatola", eventualmente raccordando opportunamente il tubo di aspirazione del compressore con il diametro della valvola del "redux" e' possibile usare, anche in questo caso, il vantaggio offerto da una valvola di ritenuta, altrimenti sara' necessario mantenere in funzione il compressore per tutto il tempo che impiega la resina a diventare troppo densa perche' le bollicine d'aria possano uscire; mantenere il vuoto oltre questo tempo non e' dannoso, ma e' sicuramente inutile, ma tant'e', visto che i compressori per frigo sono talmente silenziosi ...!

Un sistema, completo di pompa a vuoto ottenuta da un vecchio motore di frigo e un tubo completo di valvole per mantenere il vuoto al suo interno, lo si trova nell'interessantissima pagina di Ezio Mazzarella e Roberto Rava, dedicata a Gomme Stampi e Resine, una vera miniera di informazioni per chi si vuole cimentare in questo affascinante settore.

 

 

Una terza possibilita' per farsi in casa una macchinetta per il vuoto, e' quella di trovare presso i negozi che vendono articoli casalinghi uno di quei set che servono per mettere gli alimenti sotto vuoto e che, oltre a toglierne l'aria, sigillano termicamente il sacchetto. Questi set sono relativamente piccoli, decisamente piu' costosi e la loro forza di estrazione non mi pare sia paragonabile a quella di un compressore vero, tipo quelli per frigoriferi, ma sicuramente e' sufficiente per migliorare i nostri lavori con la resina, tantopiu' se prima eravamo abituati a lavorare a cielo aperto (e senza piano vibrante, aggiungerei).

Sempre in questo settore dei piccoli compressori , per completezza, citerei anche quelli degli aerosol, soprattutto quelli dei vecchi aerosol che erano a pistoncini. Anche questi, sia pur con una portata d'aria relativamente bassa, per produrre il vuoto in ambienti di piccole dimensioni possono egualmente dir la loro.